CE PARUSSULE!
Spazia da Giacomo Leopardi a Meni Ucel la rivisitazione in lingua
friulana di alcune tra le più grandi hits della musica leggera mondiale.
Per farci fare un paio di sane
risate ed al tempo stesso permettere concreti gesti di solidarietà
(parte del ricavato delle vendite verrà devoluto in beneficenza a favore
dell’organizzazione umanitaria EMERGENCY, impegnata nell’assistenza alle
vittime civili di atti bellici nel mondo), Toni Merlot ci propone il suo
ultimo lavoro discografico. Un CD (con relativa audiocassetta) che
contiene dodici brani inediti.
“Ce parussule!” ed
è ricco di doppi sensi, a partire dal titolo. I temi trattati sono
sempre quelli cari a Toni: la saggezza popolare da osteria, la
riscoperta delle cose semplici, i valori della vita contadina e di
provincia; lontano dalla politica, dalle guerre di potere e dalla
globalizzazione, intesa quale disconoscimento delle proprie origini e
delle proprie caratterizzazioni territoriali, o quale esasperata
esterofilia. Per Toni Merlot il Friuli, gli usi e culture del suo popolo
e la marilenghe, oltre che l’amicizia e il rispetto dei propri impegni e
della propria parola, vengono prima di tutto.
”Ce parussule!”
oltre che titolo del CD è anche il brano di apertura. Si tratta di
Abbronzantissima/Sotto i raggi del sole di Edoardo Vianello,
riportata in auge lo scorso anno con il rap di Brusko. Divertente la
voce di “Ruspiôs”, brusco personaggio che duetta con Toni. Tutti gli
strumenti, nessuno escluso, sono suonati da David Zeppieri, ovvero Zuan
dei Beât Lès.
L’ascolto prosegue
con “Vecje carampane” (Sento le campane di Zucchero, Zucar),
grottescamente dedicata da Toni alla signora Merlot.
“Ti rasarai la
orse” ovvero Ti raserò l’aiuola, piena zeppa di doppi sensi e
di giochi di parole, è la divertentissima parodia della canzone di
Gianluca Grignani, che ha affermato (Corriere della sera / ViviMilano
del 29.01.03, pag. 29) di essere particolarmente divertito dalle
versioni goliardiche. Lui stesso sta curando un’edizione francese de
“L’aiuola”: non una traduzione ma un adattamento che ne manterrà intatto
tutto lo spirito provocatorio.
Shakira non poteva
mancare e la sua Whenever Wherever è diventata “’L voleve, ‘l
voleve”, mantenendo intatta l’atmosfera arabo-africana. Racconta la
storia di un improbabile ragazzo di colore, che Toni confidenzialmente
ribattezza Pieri, il quale a forza di ottimi tagli in osteria entra
nello “spirito” friulano ed impara ad esprimersi correttamente in
marilenghe, ottenendo così la completa accettazione e la fiducia della
gente friulana.
Sullo stesso stile
la successiva “Cin Cin”, ovvero Kiss Kiss di Holly Valance.
Qui il testo è ancor più curioso in quanto mantiene sapori arabeggianti,
con un coraggioso collage tra “Canto notturno di un pastore errante
dell’Asia” ed “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi, tradotte in
friulano da Meni Ucel.
La francese Le
vint nous portera poteva far cadere nella trappola della facile e
scontata trasposizione in “il vino ci porterà”. Invece ci troviamo al
cospetto di una sorprendente esibizione canora di Toni sullo stile di
Piero Ciampi, il cantautore livornese scomparso alcuni anni fa, molto
intimista e riflessivo, un ideale alter-ego del nostrano Toni. “El
vint nus puartarà” è in pratica la lirica “Alla Luna” di Giacomo
Leopardi, ancora tradotta in lingua friulana da Meni Ucel. Un’elegia al
nostro satellite che consente a Toni Merlot una commovente serie di
profondi pensieri, con una dolcezza ed un’espressività temperate dai
commenti estemporanei del personaggio Dino Conta (o Conta Dino se
preferite).
“Nissun al
podarà judicâmi” Nessuno mi può giudicare, autentico tuffo
negli anni sessanta, con la base originale utilizzata proprio da
Caterina Caselli e fornita dalla sua casa discografica, è davvero
azzeccata, specialmente per il tormentone del coro che funge da monito a
Toni, ma che Toni disattende. Una chicca.
Non poteva mancare
l’omaggio ai Beât Lès ed ecco allora “Un tai chi, un tai là” (Ob-la-di
ob-la-da dei Beatles o, se preferite, O par chi o par là dei
Beât Lès). Qui la base, con i cori curati dagli stessi Beât Lès, è la
stessa che i grisons avevano appositamente confezionato per il
mini-cd che a Natale ha avuto tanto successo. Il testo di Toni si rifà
al testo dei Beât Lès e quindi la trasposizione del già trasposto.
Ottimo il risultato che ne scaturisce.
Dai favolosi
sixties della swinging London alle melodie intramontabili
degli anni sessanta in Italia, con “No ‘nd ai ledan”, che ha la
stessa assonanza di Non ho l’età della veronese Gigliola
Cinquetti, ma un significato decisamente diverso: non ho letame! La
collaborazione tra Toni ed il suo vicino… di campo darà la soluzione.
Sentire per credere.
Ancora materiale
attinto dal mercato italiano, con il tormentone di Valeria Rossi che con
Tre parole (sole, cuore, amore) ha ispirato Toni per “Solit,
biele more”. Prezioso anche qui il contributo di Dino Conta.
E poi Kylie Minogue,
che vede la sua Can’t get you out of my head diventare “No
pues jevâmi dal jet”: descrizione dello stato psico-fisico del
nostro protagonista che nel finale omaggia il “Chi è Tatiana” di Zelig,
facendone una citazione per Tatiano, la piccola frazione nei pressi di
Precenicco (UD).
Quando il disco
sembra averci dato proprio tutto... ecco che arriva la chicca finale:
l’incredibile ed esilarantissima “Fevelìn furlan”, un aperto e
sincero invito ad utilizzare la marilenghe, affidato però a degli
improbabili testimonials. Ci fa vivere in diretta l’ideazione e
l’incisione di un audio comunicato, commissionato da Toni Merlot per
conto di un assessore alla cultura (simpatica citazione all’amico
Fabrizio Cigolot?), ma realizzato da quel pasticcione di Conta Dino
(straordinario il suo contributo: da sbellicarsi!). In alcuni momenti
sembra di rivivere momenti indimenticabili di Totò e Peppino De Filippo
(la lettera dei fratelli Capone nel film “Malafemmena”). Stenterete a
riconoscere il Vamos a bailar/Esta vida nueva di Paola e Chiara:
quello che ne esce è decisamente un imperdibile stravolgimento,
praticamente tutta un’altra canzone, con una sorpresa dietro l’altra, a
partire dall’originalissima introduzione fino all’altrettanto
comicissimo finale. Una fusione di gags ed un crescendo di interventi e
battute, per cui risulta praticamente impossibile individuare il confine
tra musica e cabaret.
Bonus track: un
ospite che esordisce con un affascinante e intensa interpretazione in
lingua friulana di uno dei più bei brani di Lucio Battisti. Batiste,
questo il nome dell’interprete, ha una voce incredibilmente simile al
compianto Lucio, al punto che qualcuno asserisce trattarsi davvero di
lui, in un suo provino in lingua friulana, inciso in quel periodo e
rimasto inedito. D’altronde perché non ipotizzarlo, visto che Battisti
si era comunque cimentato nelle traduzioni inglesi e spagnole di molti
suoi brani?
Il brano in
questione è la traduzione letterale di “La luce dell’Est”, che Mogol ha
confessato di aver scritto proprio perché ispirato dal nostro territorio
e dalla vicina Slovenia. Da qui Giulio Rapetti (Mogol) ha immaginato
provenire una giovane slava -forse davvero esistita- che tra i monti e i
boschi del Friuli ha visto maturare una storia d’amore.
Il disco è stato
realizzato, come sempre, presso lo studio AVF di Nimis che ne cura anche
la distribuzione, tel. 0432 790089.
E’ marchiato NUMAR
UN, l’associazione culturale appositamente nata per la diffusione di
opere in lingua friulana, nel campo della musica, del teatro, del cinema
e delle arti in genere (www.numar1.org).
Mentre
esce “Ce Parussule!” Toni Merlot
è già al lavoro per il prossimo disco. Si chiamerà “Ce Pipine!” e
proseguirà lungo lo stesso cammino qui tracciato. Ma di questo ne
parleremo in seguito, al momento opportuno.
Intanto buon
ascolto e buon divertimento! |